Al secondo piano del Museo dei Brettii e del Mare è ubicata, nell’ala settentrionale del Palazzo del Trono, una sezione dedicata al patrimonio storico-architettonico locale, corredata da opportuno materiale didattico-espositivo, che accoglie anche alcuni plastici architettonici con i monumenti principali della città di Cetraro nel suo sviluppo in epoca basso medioevale e rinascimentale (Palazzo del Vicario, Chiesa di S. Nicola, Chiesa di S. Benedetto, Convento del Ritiro) .
Dopo le fasi storiche antiche, sicuramente meno conosciuta è la storia medioevale del territorio di Cetraro e del medio Tirreno cosentino, di cui abbiamo i primi dati materiali oltre che la documentazione da fonti scritte a partire dal 1086, quando, alla morte del marito Roberto di Altavilla, detto il Guiscardo, Duca di Puglia e Calabria, la moglie Sikelgaita dona parte della sua dote, tra cui il territorio di Cetraro ed il suo porto, all’abbazia di Montecassino. Precedentemente nulla è rintracciabile per le fasi romane, altomedioevali, bizantine ed arabe, se si eccettua una toponomastica in qualche modo riferibile alla presenza di predii ecclesiastici (loc. I Masseti), all’ascetismo e all’epoca basiliana, anche lungo ipotetici percorsi istmici verso l’interno (si pensi al Valico della Contessa ed alla presenza di toponimi tra Bonifati e Cetraro quali Serra dei Monaci, Timpone dei Monaci, Piano del Monaco, Cozzo del Monaco, I Monaci, L’Acqua del Monaco). Nel periodo angioino-svevo i feudatari monastici impongono un vero e proprio regime feudale, non diverso da quello laico. Durante il regno aragonese e sotto il re Ferrante Cetraro rimane centro di importanza strategica per la difesa del Regno. La comunità subisce un duro colpo con una feroce incursione turca nel 1534, ma continua a vivere ed a prosperare anche nel ‘600 e ‘700, quando si dota dei principali monumenti architettonici quali chiese e palazzi monumentali, mentre alcuni resti monumentali archeologici da aree rurali del territorio, riferibili a chiese (come da Treselle,
S. Ianni e S. Iannello o S. Michele Arcangelo e S. Giuseppe di S. Angelo, antico ed importante nucleo abitativo del territorio), testimoniano le importanti fasi bassomedievali dell’abitato, chiaramente in relazione con il passaggio ai monaci di Montecassino ed alla creazione di un vero e proprio sistema insediativo prediale, organizzato intorno a chiese rurali.